AIROLA. Un Andrea Solario nel Santuario dell’Addolorata

"Deposizione" di Andrea Solario

“Deposizione” di Andrea Solario

Lungo i secoli la Vergine Addolorata è stata raffigurata in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che, secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria. La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolarmente consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.

In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; anche ad Airola sulla collina di Monteoliveto, al lato opposto della Chiesa di S. Gabriele nella zona gia detta dell’”Ariella”, sorge uno dei più antichi complessi ecclesiali di Airola, il Santuario di Maria SS. dell’Addolorata, fondato nel 1363 dai signori della Lagonessa (Leonessa) Conti di Airola.

La chiesa, dopo un periodo di abbandono, fu restaurata e riaperta al pubblico con l’autorizzazione della S. Sede grazie all’intervento di Donna Maria Candida Spinelli nel 1672. La nostra Chiesa è caratterizzata da un episodio di particolare interesse storico – artistico quale, la donazione nel 1709 da parte della duchessa di Airola, Donna Maddalena Eugenia Catania, di un importantissimo quadro raffigurante la Vergine Addolorata che accoglie Gesù deposto dalla croce, situato sull’altare maggiore.

Tra gli storici più illustri della Città di Airola, Giuseppe Montella nella sua preziosa monografia storico – topografica sull’antica e moderna Airola, pubblicata nel 1848, attribuisce il quadro all’artista Antonio Solario, nato nel 1465 circa e morto nel 1530. L’attribuzione data dal Montella è alquanto improbabile, poiché nelle opere di Antonio Solario non emerge mai lo sfumato leonardesco, caratteristica indiscussa nella “Deposizione” del Santuario dell’Addolorata. Pertanto l’opera fu probabilmente eseguita dal suo contemporaneo, Andrea Solario (Milano, 1470 circa – 1524), le cui opere furono a volte confuse con quelle di Antonio.

Andrea nel 1490 seguì il fratello Cristoforo, scultore (che secondo la tradizione gli fornì la prima educazione artistica), a Venezia, dove compì la sua prima formazione pittorica, orientata sugli esempi di A. Vivarini e G. Bellini, con qualche spunto nordico, dureriano, come dimostrano la sua prima opera certa: “Madonna e Santi” (Milano, Brera, 1495) proveniente da Murano, e altri quadri di poco anteriori (Madonna di Brera e del Poldi Pezzoli di Milano). Trasferitosi a Milano, conobbe l’opera di Leonardo, ed eseguì alcuni penetranti ritratti (Giovane uomo, Milano, Brera; Gentiluomo con garofano e Cristoforo Longoni, 1505, entrambi esposti a Londra alla National Gallery), che nel taglio derivato dai modelli di Antonello da Messina inseriscono un “dialogo” con la poetica di Leonardo, ma anche con la ritrattistica di A. Durer. Qualche accento raffaellesco si coglie nei dipinti eseguiti dopo il suo ritorno in patria nel 1510, dopo una breve parentesi in Francia, il che avvalora l’ipotesi di un possibile viaggio dell’artista a Roma, ma nel complesso l’opera di Andrea Solario, capace di sottili equilibri compositivi e di una figuratività tersa e sfumata, è uno degli esempi più autonomi del leonardismo lombardo.

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part. “Maria Maddalena”

Nella “Deposizione” conservata un tempo nel nostro Santuario, eseguita da Andrea probabilmente nel periodo milanese, il corpo di Gesù ancora sanguinante, viene disteso sul lenzuolo bianco, le figure sono disposte in maniera armoniosa con una forte caratterizzazione psicologica a partire dalla figura della Maria Maddalena che occupa la parte destra della scena con lunghi capelli sciolti, con riferimento all’episodio evangelico in cui asciugò i piedi di Cristo con i propri capelli dopo averli bagnati di lacrime di pentimento. In primo piano sul gradino è possibile notare alcuni simboli del martirio e un prezioso vaso contenente unguento profumato per onorare Gesù cospargendone i piedi. La figura di Giovanni, l’unico dei discepoli a non abbandonare Gesù al momento della Crocifissione, rimanendo fino alla fine presso la croce, sorregge il corpo esamine di Cristo, quasi meditando sul mistero della morte. Al centro, la Madonna Addolorata con le sette simboliche spade disposte a ventaglio che le trafiggono il cuore, sorregge Cristo sulle ginocchia alzando verso il cielo gli occhi pieni di pianto. Il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato dalla profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”. Conclude il gruppo, una figura femminile che piange silenziosamente, probabilmente una delle Pie Donne (Cleofa, Magdala o Salome?).

In questo dipinto, ricco di suggestioni, Solario focalizza l’attenzione sul tema profondamente umano della morte, raggiungendo vette di intensa emozionalità con una delicatezza estrema e una precisione di tocco che caratterizzano l’opera.

I guasti del tempo hanno però minato la splendida unità dell’opera, disturbano soprattutto la piattezza del manto di Giovanni, e la stonatura della perdita di definizione delle ombre nel manto dell’Addolorata. Tuttavia, l’incomparabile magia delle zone meglio conservate del dipinto riesce ancora a trascendere in misura notevole codeste limitazioni. La prima tappa, per quanti fossero interessati alla conoscenza e all’ammirazione dell’opera di un così importante artista, sarà dunque il Santuario della nostra città, che oltre ad essere luogo sacro di pellegrinaggio, è anche sede di importanti testimonianze storiche artistiche.

ETTORE RUGGIERO

Estratto da: “Airola Caudinae Vallis” – Rivista quadrimestrale di storia locale della Pro Loco di Airola. Anno I – n. 1 – Grafica 3, Luzzano di Moiano (BN), Dicembre 2006.

 

 

 

 

 

 

 

 

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