AIROLA. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO

Il territorio di Airola, in seguito alle severe e periodiche riduzioni del quantitativo di acqua da parte dell’acquedotto di Napoli (Serino), utilizzava, ancora nell’estate del 1971, acqua proveniente dai pozzi artesiani, come quello di proprietà dei fratelli Domenico e Sabatino Iuliucci, nel fondo “Casale di Sopra”[1] e, quelli costruiti nel 1967, in località Petraia – Monticello[2] e nel cortile – giardino dell’edificio municipale.

Per assicurare a tutta la comunità la distribuzione dell’acqua, il Comune si servì, non solo dell’acquedotto del Serino, le cui acque, giunte alle Casenuove, si confondevano con quelle del locale pozzo di S. Domenico, ma anche, dell’acqua di Varlata, che, dalle colline di Luzzano, serviva le zone di S. Caterina, viale Romano e Borgo.

Le fontanelle, istallate in precedenza, al “pontone” tra corso Caudino e via Campo, con due rubinetti, erogavano solo acqua di Serino, esse infatti, furono appositamente create per permettere di attingere l’acqua migliore, prima che essa andasse a confondersi con l’acqua del pozzo di S. Domenico[3].

Intanto nel ’69 era stata costruita la nuova rete idrica in via N. Romano, la popolazione interessata infatti, era del tutto priva di acqua; il progetto, allestito dal tecnico comunale ing. Giovanni D’Agostino, prevedeva una spesa di lire 302.460; il sig. Gabriele Pirozzi realizzò la costruzione della conduttura in tubi, installando 128 tubi, forniti e messi in opera[4].

Nello stesso anno, l’Amministrazione comunale si impegnò a realizzare la costruzione di una conduttura idrica, onde munire il Convento dei PP. Passionisti a Monteoliveto di acqua per uso alimentare; la conduttura, in favore del Convento, diede la possibilità di fornire l’acqua anche alle abitazioni situate lungo il suo percorso[5].

In alcuni rioni la rete idrica era ancora incompleta, bisognava urgentemente porre rimedio, fu il caso della strada che conduceva alla Bagnara, ancora sprovvista di acqua; per risolvere il problema bisognava allungare la rete idrica di pochi metri e, i cittadini interessati si offrirono di eseguire i lavori di scavo del terreno; la spesa a carico del Comune fu di lire 83.000[6].

Fu eseguito inoltre l’allacciamento della zona del Borgo alla rete idrica cittadina, quest’opera, di non trascurabile importanza, fu voluta e chiesta con insistenza dal più giovane consigliere comunale, l’ins. Pasquale Lombardi[7].

L’Amministrazione Romano, nell’interesse della salute pubblica, non mancava di sottoporre periodicamente i campioni di acqua all’esame del laboratorio provinciale che, puntualmente la dichiarava “idonea ad usi alimentari”; tuttavia nell’acqua si notavano ancora delle impurità e, per una maggiore assicurazione e garanzia nell’alimentazione, fu chiesto un esame dell’acqua presso il laboratorio di igiene dell’Università di Napoli. Iniziarono così le trattative con la Ditta Idrovak Culligan Sud di Napoli, per munire l’acquedotto comunale di apposito “filtro” e apparecchio per “clorare l’acqua”; la Giunta si impegnò ad acquistare, dalla ditta napoletana, un “filtro automatico” per lire 2.250.000 e un “iniettore di cloro” per 160 milioni di lire, entrambi necessari per rendere l’acqua più adatta all’alimentazione scongiurando ogni pericolo[8].

Anche se la rete idrica era completa, gli abitanti del borgo Bagnara, nel 1974, erano ancora sprovvisti di acqua potabile e la Giunta Romano, per risolvere questo annoso problema, affidò al sig. Giuseppe Romano di Montesarchio, a mezzo di trattativa privata, i lavori per l’impianto di sollevamento dell’acqua dal pozzo artesiano di proprietà del Comune, sito nella palestra scoperta del Liceo Ginnasio, per assicurare agli abitanti della zona, sufficiente quantitativo di acqua potabile; i lavori furono ultimati alla fine dell’anno, per una spesa di lire 5.896.016[9].

Era assurdo che la sorgente del Fizzo, che sgorgava sul fianco del Taburno, in territorio del Comune di Montesarchio, con una portata ragguardevole, da oltre un secolo, servisse quasi esclusivamente ad alimentare le Cascate della Reggia Vanvitelliana di Caserta e non andasse invece, ad alimentare quei Comuni assetati della Valle Caudina, costretti a ricorrere a pozzi superficiali che non offrivano tutte le garanzie di purezza.

Per molti anni si dovette sostenere una dura battaglia, presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, allorquando si concluse che, la Cassa del Mezzogiorno avrebbe erogato l’acqua del Torano – Maretta alla Città di Caserta, mentre, le acque del Fizzo sarebbero state concesse ai Comuni interessati, Airola, Montesarchio, Bucciano e altri centri della Valle.

Con l’erogazione dell’acqua del Fizzo, il problema dell’approvvigionamento idrico veniva completamente e definitivamente risolto.

Tanta parte nella soluzione del problema idrico, dell’intera Valle Caudina, ebbero il Senatore Alfonso Tanga, il Senatore Cristoforo Ricci, l’assessore regionale Roberto Costanzo e molti altri esponenti della politica locale[10].

Ettore RUGGIERO


[1]Utilizzazione del pozzo dei fratelli Iuliucci per alimentare di acqua potabile l’acquedotto pubblico, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”, N. 31, 8 marzo 1967.

[2]Approvvigionamento idrico, costruzione di pozzo previa escavazione. Incarico per esecuzione lavori, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”, N. 143, 25 ottobre 1967.

[3] P. D’Angelo, Urge sistemare ad Airola le fontanelle del Serino, “Il Mattino”, 21 settembre 1971, p. 7.

[4] Conduttura idrica Via Nicola Romano. Pagamento, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”, N. 152, 14 luglio 1969.

[5] Conduttura idrica per il Convento dei PP. Passionisti – Impegno spesa – Trattativa privata, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”,  N. 197, 21 ottobre 1969.

[6] Fornitura acqua. Spesa, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”, N. 128, 21 luglio 1971.

[7] Con l’allacciamento alla rete idrica cittadina. Un “braccio” d’acqua per la sete del Borgo, “Il Mattino”, 5 settembre 1971, p.7.

[8] Servizio distribuzione acqua. Utilizzazione uso alimentare. Pagamento spesa relativa, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”, N. 143, 2 agosto 1971.

[9] Liquidazione saldo spese impianto sollevamento idrico per abitanti contrada “Bagnara”, “Deliberazione Giunta Comunale Airola”,  N. 286, 31 dicembre 1974.

[10] L’acqua del Fizzo “disseterà” gli abitanti della Valle Caudina, “Il Mattino”, 20 giugno 1971, p. 6; Stanziati sessantasette milioni per i lavori alle sorgenti del Fizzo, “Roma”, 17 agosto 1971, p. 6; N. D’Angelo, Ecco tutta la verità sull’acquedotto del Fizzo, “Il Mattino” 8 maggio 1974, p. 7; A. Mataluni, L’incubo della grande sete durava un trentennio. Montesarchio: finalmente l’acqua, “Il Mattino”, 9 luglio 1974, p. 7.

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