AIROLA. 9 MAGGIO 1969 ARRIVANO LE SPOGLIE DI SAN PAOLO DELLA CROCE

s_paolo 1I Padri Passionisti hanno tracciato e tracciano ancora oggi, giorno per giorno, la storia di Airola e contribuiscono non poco allo sviluppo sociale ed economico della cittadina caudina e dei paesi limitrofi.

Il 9 maggio del 1969 arrivarono ad Airola le venerate Spoglie di San Paolo della Croce, l’avvenimento era stato preparato spiritualmente con tre giorni di predicazione in tutte le chiese, per cui quando verso le ore 18 del 9 maggio l’Autocappella giunse in Airola, le Sacre Spoglie del Santo furono accolte con grande entusiasmo e numeroso concorso di popolo, dalle autorità civili e religiose, guidate dal Sindaco Domenico Romano, dal Vescovo diocesano Mons. Ilario Roatta e dall’Arciprete Don Domenico Perrotta.

All’ingresso del paese, dopo un breve saluto delle autorità, esse furono accompagnate processionalmente alla Chiesa dell’Annunziata. Qui si tenne una solenne Concelebrazione eucaristica; all’omelia, dopo che il Vescovo ebbe calorosamente presentato la figura di San Paolo della Croce, il Provinciale Padre Pancrazio Scanzano, mise in evidenza il significato di quella visita in un paese dove i suoi figli compiono il loro apostolato e vivono il loro carisma con intelletto d’amore.[1]

Questo memorabile arrivo era per tutti i cittadini di Airola, un invidiabile privilegio. Le sante reliquie del Fondatore dei Passionisti, sia pure momentaneamente, potevano essere venerate nel nostro paese.

Il giorno seguente, 10 maggio, alle ore 17 l’Autocappella con le reliquie del Santo furono accompagnate fino all’ingresso di Airola per poi prendere la strada per Napoli. A memoria di questa venuta fu innalzata una grandiosa Croce all’ingresso della nostra amata cittadina.

Il Sindaco Romano, in occasione di questo avvenimento di straordinaria importanza, ricordò, in un passaggio del suo discorso, il prodigio dell’Ordine dei Passionisti:

“Io intendo segnalarvi soltanto il prodigio dell’Ordine dei Passionisti che, fondato e fecondo nella povertà, che riesce a custodire nei secoli il tesoro di un insegnamento che si propaga mirabilmente nel mondo, per dire che non possiamo restare senza quel modello e che non troveremo pace se non a prezzo delle più dure rinunzie.

I Passionisti sono gli artefici e, al tempo stesso, i magnifici continuatori di quel vivaio che S. Paolo della Croce fondò con umile e alto sacrificio e che, mai disperso o spento nel tempo, continua ed allarga sempre di più la Sua opera fatta di santa umiltà e di dedizione a Dio.

E di tanto possiamo renderci conto, perché abbiamo la fortuna di avere un Convento di quest’ordine che vive nella gloria del Signore.

Questi nostri Frati, grazie ai quali possiamo avere in mezzo a noi, seppure per poco tempo, il Corpo di S. Paolo della Croce, hanno il dolce aspetto dell’umiltà ma possiedono il tesoro della parola che li porta in ogni casa per spargervi la semina dei valori che non tramontano, perché eterni.

Ma oltre al cuore e alla parola, hanno l’affabilità, l’affettuosità e la rettitudine paterna, accresciuta dalla disciplina religiosa e pura, doti con le quali conducono infallibilmente sulla retta via quelle pecorelle che hanno perduto la strada nel tormentoso cammino della vita.

Carità e Fede sono le voci che, in mezzo a noi, li sospingono ad andare innanzi e li sorreggono nelle prove più dure del loro prodigioso e periglioso cammino.

Per questo, per la loro manifesta bontà e per l’alto spirito di carità che regna in loro, ci è dato d’assistere, oggi, ad un accorrere di gente che lascia case, campi ed ogni altro posto di lavoro, per accogliere in religiosa fedeltà un Santo che non promette ricchezze ed onori ma esige solamente obbedienza ed assoluta dedizione”.

 ETTORE RUGGIERO

[1] Scanzano Pancrazio – Il Faro della Valle Caudina – Edizioni LER – Napoli/Roma 1988 p. 165

 

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