A Graziadei Tripodi, restauratore e pittore di opere sacre, si deve una produzione costantemente concentrata su temi religiosi legata a committenze importanti.
Il Maestro Tripodi, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte, si trasferì a Firenze nel 1957 dove perfezionò la tecnica del restauro conservativo.
Dal 1960 inizia il suo lavoro artistico nelle città di Pisa, Firenze, Venezia, Padova, Napoli. Attualmente vive ad Airola (BN) ed opera tra la Campania, la Toscana e la Calabria sua terra d’origine.
Nella piccola Chiesa a due navate di San Pietro Apostolo a Talanico, costruita verso il 1550 e ampliata del lato destro come Congrega tra il 1591 – 1637, sono state egregiamente eseguite dal Maestro tavole di grande respiro pittorico e di forte religiosità, in cui l’evento è suggerito dall’atmosfera e dal convulso e quasi isterico intrecciarsi dei movimenti.
Tripodi attinge da Michelangelo le potenzialità delle figure, creando uno spazio teatrale con un accademico naturalismo che rende le immagini più realistiche e accessibili.
Nella soffitta della navata destra troviamo tre tavole eseguite dal Maestro, di cui quella centrale raffigura la Consegna delle Chiavi (fig. 1) dove Cristo, che fonda la Chiesa, consegna a Pietro le chiavi: “Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non provarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli” (Matteo, 16, 18-19).
Le due chiavi sono l’una di metallo più vile, allusiva al potere temporale, che pende giù dal polso di Pietro; l’altra d’oro, allusiva al potere spirituale (la vera chiave dei cieli), che il Cristo è nell’atto di consegnare a Pietro.
L’opera è realizzata a tempera con sfumature leggere, tipica caratteristica del Maestro, la resa volumetrica delle figure è consegnata alla stesura del colore, mentre le candide geometrie architettoniche sono sottolineate dalla lineare opposizione di luce e ombra, sullo sfondo è riconoscibile la Chiesa di San Pietro Apostolo a Talanico.
Le altre due tavole raffigurano: una gli Evangelisti Marco e Matteo e l’altra gli Evangelisti Luca e Giovanni. Anche in queste due tavole la luce è l’elemento dominante, le figure sono pervase da una intensa aura religiosa, espressa dalla luminosa trasparenza dei colori e da un delicato contorno nel delineare le rotondità dei corpi e le geometrie delle forme architettoniche.
L’attenzione ai dettagli, quali i cartigli e il gruppo di libri sulla destra, nel pannello con gli Evangelisti Marco e Matteo, si potrebbe dire fiamminga.
Nei due pannelli uniti tra di loro, sistemati sopra l’antico arco absidale della primitiva Chiesa di San Pietro Apostolo, nella navata sinistra, è raffigurata invece la Conversione di San Paolo, in quest’opera San Paolo, il cui vero nome era Saulo, vestito da legionario romano è appena caduto da cavallo durante il suo viaggio verso Damasco. Ad investirlo è un fascio di luce (ovviamente allegoria della grazia divina) che lui raccoglie ad occhi chiusi. serena
In quest’opera, eseguita dal Maestro con un forte impianto scenografico, il senso del mistero che c’è nell’incontro con Dio traspare in maniera forte ed evidente negli atteggiamenti dei legionari.
E’ attraverso un gesto rapido, che Tripodi manifesta la sensibilità dei personaggi, di chiara ed agibile lettura. La gestualità spontanea dei corpi cattura l’attenzione dell’osservatore che percepisce le emozioni delle singole figure.
Le opere del Maestro, oltre a dialogare tra di loro, dialogano con lo spazio dove sono sistemate e con lo spettatore.
Un’arte cristiana contemporanea, a mio avviso, è possibile ma non facile.
Il Maestro Graziadei ha dimostrato coraggio nel cimentarsi nell’arte sacra, sapendo comunicare il messaggio cristiano, e si è inserito perfettamente nella “feconda alleanza” fra Chiesa e artisti.
ETTORE RUGGIERO
Estratto da: “Talanico” AA.VV. – Diaconia S. Maria a Vico (CE), 2006